Un Passo Dopo l'Altro

Come Eliminare la Sorghetta da un Prato

Giardino

Quando si parla di sorghetta, in giardinaggio ci si riferisce quasi sempre al Sorghum halepense, un’erba perenne a foglia stretta tra le malerbe più invasive al mondo. È una graminacea come le specie che compongono il tappeto erboso, ma molto più vigorosa, capace di diffondersi sia tramite i semi sia attraverso robusti rizomi sotterranei.

Nel prato la sorghetta si nota perché forma ciuffi più alti, grossolani e di colore spesso diverso rispetto all’erba “buona”. Cresce rapidamente con il caldo, sopporta bene la siccità e “svetta” rispetto alle altre specie, soprattutto nelle zone dove il terreno è stato smosso o il prato è rado. Il problema non è soltanto estetico. La sorghetta compete con il prato per luce, acqua e nutrienti, creando chiazze irregolari e soffocando l’erba ornamentale. I suoi rizomi possono estendersi in profondità e in larghezza, colonizzando in pochi anni ampie porzioni di giardino. Per di più, quando viene semplicemente tagliata, ricaccia ancora più forte. Per questo è considerata una delle dieci malerbe più dannose in agricoltura e un avversario tosto anche nei tappeti erbosi.

Indice

  • 1 Come riconoscere la sorghetta nel prato
  • 2 Capire come si diffonde: l’importanza del momento
  • 3 Strategie generali: combinare prevenzione e interventi mirati
  • 4 Rimozione manuale e interventi meccanici
  • 5 Rendere il prato più forte della sorghetta
  • 6 Diserbo selettivo contro sorghetta e altre graminacee
  • 7 Diserbo totale e rifacimento del prato nei casi estremi
  • 8 Dopo l’eliminazione: rigenerare e prevenire
  • 9 Errori comuni da evitare

Come riconoscere la sorghetta nel prato

Prima di parlare di eliminazione è importante essere abbastanza sicuri di avere davvero a che fare con sorghetta. Si tratta di una graminacea a fusto eretto che, se non viene tagliata, può superare abbondantemente il metro di altezza. Nel prato, dove viene falciata regolarmente, si presenta come un ciuffo di foglie più larghe e robuste di quelle del Lolium perenne o della Festuca, con un portamento più rigido.

Spesso le foglie hanno una venatura centrale ben visibile e una colorazione leggermente diversa rispetto al resto del tappeto. Con il caldo estivo la sorghetta cresce più velocemente dell’erba del prato, creando quei “ciuffi” che spiccano dopo pochi giorni dal taglio. Se si lascia sviluppare l’infiorescenza, si notano pannocchie di semi tipiche dei sorgo, che contribuiscono a disseminare ulteriormente l’area.

Un altro indizio è la presenza di stoloni e rizomi. Se sollevando leggermente il terreno si trovano fusti bianchi o giallastri, carnosi, che si allungano orizzontalmente e da cui partono nuove piantine, è molto probabile di essere di fronte a sorghetta o ad altre graminacee rizomatose. È proprio questa struttura sotterranea che rende poco efficace il semplice strappo superficiale.

Capire come si diffonde: l’importanza del momento

La sorghetta si riproduce in due modi. Da un lato produce moltissimi semi che possono restare vitali nel terreno per anni e germinare quando trovano condizioni favorevoli, come terreno smosso, zone diradate o errori di irrigazione. Dall’altro forma rizomi che si allungano nel sottosuolo, si frammentano durante le lavorazioni e da ciascun pezzo possono originare nuove piante.

Questo significa che la lotta alla sorghetta deve essere impostata su più stagioni, non su un intervento “una tantum”. Agire solo quando i ciuffi sono grandi e visibilissimi significa essere già in ritardo: la pianta avrà già colonizzato il terreno con semi e rizomi.

È utile osservare quando la sorghetta entra maggiormente in attività. Come molte infestanti estive, cresce vigorosa con temperature alte, proprio quando le specie tipiche dei prati microtermi (come loietto e festuche) iniziano ad andare in stress. In questi periodi la sorghetta approfitta del “vuoto di potere” e si allarga rapidamente.

Capire questi cicli aiuta a pianificare meglio gli interventi, sia meccanici sia chimici, scegliendo momenti in cui la sorghetta è più vulnerabile e il prato più in grado di reagire e chiudere gli spazi liberi.

Strategie generali: combinare prevenzione e interventi mirati

Eliminare la sorghetta da un prato richiede un approccio integrato. Non basta affidarsi al diserbante, così come non basta strappare qualche ciuffo a mano. L’obiettivo a lungo termine è rendere il prato un ambiente sfavorevole alla sorghetta, attraverso un tappeto fitto, ben nutrito e gestito correttamente, mentre nel breve periodo si interviene per ridurre il più possibile le piante già presenti.

Nel giro di una stagione è realistico ridurre molto la presenza di sorghetta, ma spesso servono due o tre anni di gestione coerente per arrivare a un controllo stabile. Per questo è utile ragionare in termini di programma: riduzione delle piante adulte, contenimento della produzione di semi, indebolimento progressivo dei rizomi, contemporanea rigenerazione del prato buono e azioni preventive contro le nuove germinazioni.

Rimozione manuale e interventi meccanici

Nei prati domestici di piccole dimensioni, soprattutto quando la sorghetta è presente a chiazze non troppo estese, la rimozione manuale può ancora avere un ruolo. L’ideale è intervenire quando il terreno è leggermente umido, sollevando con una forchetta o un coltivatore manuale i ciuffi di sorghetta cercando di estrarre più rizomi possibile. Subito dopo conviene riempire i vuoti con terra e seme di prato per evitare che altre infestanti occupino lo spazio.

Questa operazione, però, è solo parzialmente efficace sui rizomi profondi e diventa rapidamente insostenibile se l’infestazione è ampia. Tagliare il prato molto basso nel tentativo di “uccidere” la sorghetta funziona poco e rischia di stressare ulteriormente il tappeto erboso, che invece dovrebbe essere il tuo alleato principale. In generale è meglio mantenere un’altezza di taglio adeguata alla specie (spesso 4–5 cm per miscele da giardino), così da favorire il prato rispetto alle infestanti.

In agricoltura si usa la sarchiatura ripetuta per indebolire la sorghetta, recidendo continuamente la parte aerea e costringendo la pianta a consumare le riserve dei rizomi. In un prato questo principio può essere in parte replicato con tagli regolari che non le permettano di andare a seme, ma bisogna sempre bilanciare con il benessere del tappeto erboso complessivo.

Rendere il prato più forte della sorghetta

Un prato denso e vigoroso è il miglior diserbante naturale contro qualunque infestante. Quando le piantine di sorghetta cercano di germinare in mezzo a un tappeto fitto, trovano poca luce che arriva al suolo, forte competizione per l’acqua e poco spazio per allargarsi. Molte muoiono nelle prime fasi o restano molto deboli.

Per ottenere questo effetto devi curare alcuni aspetti di manutenzione. È importante non esagerare con l’irrigazione estiva, perché un terreno costantemente bagnato favorisce le infestanti e predisponde il prato a problemi fungini. Meglio irrigare in modo più profondo ma meno frequente, lasciando asciugare leggermente il profilo superficiale.

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La concimazione regolare con prodotti equilibrati, in particolare con apporto corretto di azoto, fosforo e potassio, stimola l’accestimento delle specie del tappeto erboso e la chiusura dei buchi. Un prato malnutrito, soprattutto se carente di azoto, lascia spazi vuoti dove la sorghetta si insedia facilmente.

La rigenerazione periodica con trasemina nelle zone diradate è un altro tassello fondamentale. Se dopo l’estate noti chiazze più spoglie dove la sorghetta ha fatto festa, è bene rimuovere i ciuffi, arieggiare leggermente il terreno, apportare un po’ di sabbia o terriccio e seminare di nuovo, così da riportare erba “buona” dove prima c’era infestante.

Diserbo selettivo contro sorghetta e altre graminacee

Quando la sorghetta è diffusa, i soli interventi meccanici e colturali possono non bastare. In questi casi si può valutare l’uso di diserbanti selettivi specifici per infestanti a foglia stretta nei prati, che agiscono per via fogliare sulle malerbe graminacee lasciando relativamente indenni le specie del tappeto erboso. Prodotti registrati per il diserbo selettivo dei tappeti erbosi italiani con azione su Digitaria, Setaria, Echinochloa e Sorghum halepense sono, per esempio, a base di fenoxaprop-p-etile, commercializzati con nome Foxtail o simili.

Secondo le etichette, questi prodotti vanno utilizzati dopo l’emergenza delle infestanti, quando la sorghetta ha raggiunto un certo stadio di sviluppo, con dosaggi e intervalli precisi. Nel caso della sorghetta da seme si interviene con dosi standard, mentre per la sorghetta da rizoma possono essere necessari trattamenti ripetuti ogni poche settimane per mantenere l’arresto dell’accrescimento.

È fondamentale leggere sempre con attenzione l’etichetta del prodotto, rispettare le colture su cui è autorizzato, i dosaggi, le condizioni di utilizzo, i tempi di sicurezza e le eventuali limitazioni normative locali. Molti principi attivi hanno regole stringenti e non tutti sono ammessi in ambito hobbistico o residenziale. In caso di dubbio è bene chiedere consiglio a un tecnico abilitato o a un rivenditore competente.

Un’altra opzione è l’uso di erbicidi di pre-emergenza, detti anche antigerminelli, che creano una sorta di barriera chimica nel primo strato di suolo impedendo ai semi delle infestanti di germinare. Sono molto utilizzati contro Digitaria e altre graminacee estive e alcuni principi attivi, come pendimethalin, mostrano efficacia anche contro Sorghum halepense da seme. Tuttavia vanno usati con grande attenzione perché possono interferire anche con la germinazione delle essenze da prato, perciò si applicano in periodi in cui non è prevista la semina e solo su tappeti già insediati.

Chi preferisce approcci più “naturali” può considerare l’uso di diserbanti a base di acido pelargonico o altri oli vegetali, che agiscono per contatto disseccando le parti verdi delle infestanti. Sono utili per ridurre il vigore di sorghetta e altre malerbe in zone circoscritte, ma non agiscono in profondità sui rizomi, quindi vanno integrati con le pratiche agronomiche descritte prima.

Diserbo totale e rifacimento del prato nei casi estremi

Se la sorghetta ha ormai colonizzato gran parte del giardino, può diventare molto difficile riportare la situazione sotto controllo senza un intervento radicale. In questi casi, soprattutto su superfici non troppo piccole, molti professionisti consigliano di azzerare completamente il cotico, eliminando sia il prato sia le infestanti, per poi rifare tutto da capo.

Tradizionalmente questo si faceva con erbicidi totali sistemici, come quelli a base di glifosato. Negli ultimi anni l’uso del glifosato è però diventato più regolamentato e in alcune situazioni limitato, sia per questioni ambientali sia di salute, per cui è fondamentale verificare la normativa e usare solo prodotti autorizzati seguendo scrupolosamente le indicazioni ufficiali.

In alternativa si può ricorrere a metodi fisici più lenti ma ecologicamente più neutri, come la solarizzazione estiva del terreno. Questa tecnica prevede di lavorare il suolo, irrigarlo bene e coprirlo per diverse settimane con un telo di plastica trasparente ben sigillato ai bordi. Il calore che si accumula sotto il telo danneggia semi, rizomi superficiali e molte erbe infestanti, riducendo sensibilmente la flora spontanea prima della nuova semina.

Qualunque sia il metodo scelto, dopo l’azzeramento è essenziale preparare bene il terreno, scegliere una miscela di semi adatta al clima e all’esposizione e curare con molta attenzione i primi mesi del nuovo prato, perché è proprio in questa fase che la sorghetta da seme ama insediarsi se trova terreno nudo.

Dopo l’eliminazione: rigenerare e prevenire

Una volta ridotta la presenza di sorghetta, il lavoro non è finito. I semi presenti nel terreno possono continuare a germinare negli anni successivi, soprattutto se il terreno viene movimentato. Per questo la prevenzione diventa la parola chiave.

È utile monitorare il prato, soprattutto nella tarda primavera e all’inizio dell’estate, alla ricerca dei primi ciuffetti anomali. Intervenire su piante giovani è molto più facile che affrontare macchie consolidate. Se non si vogliono usare diserbanti, l’estirpazione manuale dei singoli ciuffi, seguita da una piccola trasemina, può essere sufficiente a mantenere la sorghetta a livelli molto bassi.

La corretta programmazione di taglio, irrigazione e concimazione, come già visto, aiuta il prato a difendersi da solo. Anche evitare di importare terra, sabbia o materiali contaminati da rizomi o semi di sorghetta è importante, perché spesso l’infestazione nasce proprio da riempimenti non controllati.

Errori comuni da evitare

Uno degli errori più frequenti è trattare la sorghetta come una normale erbaccia a foglia larga, usando diserbanti selettivi destinati a tarassaco, trifoglio e simili. Essendo una graminacea, la sorghetta non risente di questi prodotti, per cui si spende denaro e si stressa il prato senza ottenere alcun beneficio sull’infestante.

Altra trappola è il taglio troppo basso e troppo frequente nella speranza di “sterminarla”: così si indebolisce soprattutto il prato, mentre la sorghetta, che ha apparati radicali più robusti, spesso resiste meglio e approfitta dello stress del tappeto erboso.

Anche l’uso improvvisato di diserbanti totali è un errore serio. Applicati in modo errato, lasciano macchie morte nel prato difficili da recuperare e, se non accompagnati da un piano di rigenerazione, vengono rapidamente ricolonizzati da nuove infestanti, inclusa la sorghetta.

Infine, sottovalutare il problema è un classico. Lasciare che i ciuffi vadano a seme anno dopo anno significa arricchire continuamente la “banca semi” del terreno, rendendo il problema sempre più grande e costoso da gestire in futuro.

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